TAGLIAMO LE SPESE MILITARI E NON I SALARI DEI LAVORATORI
La crisi che ha colpito alcuni paesi europei e di conseguenza anche la crisi
della moneta europea, l’euro, sta costringendo parecchi governi dell’Unione
Europea a operare drastici tagli della spesa pubblica. In alcuni paesi come
Grecia e Spagna si è deciso un taglio degli stipendi dei dipendenti pubblici
ed aumenti delle tasse.
Anche il governo italiano sembra indirizzato a tagliare salari e stipendi. Ma
mentre la Grecia si sta avviando a tagliare anche le spese militari, in Italia
di questo non si parla. Purtroppo nemmeno i partiti di opposizione hanno il
coraggio di proporre un taglio della spesa militare che è fondamentalmente
improduttiva.
La nostra proposta invece è proprio quella di tagliare la spesa militare
riducendola in maniera significativa. In particolare si può annullare
l’acquisto dei nuovi aerei caccia F-35. Il Parlamento nell'aprile 2009 ha dato
parere favorevole al programma di acquisizione del velivolo F-35: è prevista
una spesa di 12,9 miliardi di euro per 131 velivoli fino al 2026. La cancellazione
di questo solo programma vale metà della finanziaria che governo sta
preparando in questi giorni.
Questo non è che uno dei tanti interventi possibili. Si pensi, ad esempio
che l’ultimo studio elaborato dalla Fondazione ICSA (Intelligence Culture and
Strategic Analysis) segnala che oggi nelle forze armate vi sono 500 generali:
anche tagliandoli di due terzi sarebbero sempre in esubero.
Invece si scaricano sui lavoratori le colpe del mancato coordinamento internazionale
delle politiche economiche e l'assenza di limitazioni alle speculazioni. Ai
lavoratori si fanno pagare gli errori dei banchieri e dei governi che hanno
fatto finta di non vedere quello che stava succedendo nella finanza internazionale.
MIR Padova