Da parecchi anni in Birmania (ora Myanmar),
un gruppo di generali tiene soggiogata un' intera nazione.
In questi ultimi giorni sono scesi in piazza le monache e i monaci buddisti,
vicini alle sofferenze della popolazione, ma le loro manifestazioni pacifiche
sono state affrontate con la brutalità e la violenza.
Non è da ieri che il popolo della Birmania tenta di ottenere giustizia
e libertà, utilizzando come metodo la nonviolenza.
Noi del MIR, che riteniamo che le radici della nonviolenza traggano origine
nelle basi spirituali delle tradizioni religiose dell'umanità, ci
sentiamo particolarmente vicini al popolo birmano e ai monaci buddisti.
Una ulteriore riprova della forza della nonviolenza, in grado di opporsi
anche alle dittature più brutali.
Invitiamo perciò tutti i nostri amici, i movimenti nonviolenti e
per la pace a manifestare solidarietà al popolo birmano, facendo
sentire ad esso la nostra vicinanza e facendo al tempo stesso pressione
sulle istituzioni internazionali perché si adoperino per isolare
il regime militare e fare tutto il possibile per impedire altre stragi e
lutti.
In particolare chiediamo al Parlamento e al Governo Italiano di esercitare
pressioni sul Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite
affinché emetta una forte condanna nei confronti delle azioni della
Giunta militare del Consiglio di Stato per la pace e lo sviluppo (SPDC)
nei riguardi dei manifestanti scesi nelle strade della capitale birmana
per protestare. Chiediamo inoltre che il Consiglio per i Diritti Umani delle
Nazioni Unite solleciti tutti gli Stati Membri affinché
impongano un embargo globale sulla vendita di armi alla Birmania e impongano
inoltre sanzioni dirette a minare le fonti di sostegno economico della Giunta
militare.
Le condizioni per la revoca delle sanzioni dovrebbero comprendere l'immediato
rilascio di tutte le persone detenute o imprigionate per aver espresso in
modo pacifico le proprie idee, tra cui i monaci e gli altri civili arrestati
in relazione alle proteste di questi ultimi giorni, la liberazione di Aung
San Suu Kyi (vincitrice nel 1991 del Premio Nobel per la Pace) e l'adozione
di un programma di colloqui politici tra tutte le parti coinvolte, nella
prospettiva di giungere in Birmania a una transizione democratica del potere.
Movimento Internazionale della Riconciliazione
sede di Padova
Padova, ottobre 2007